Progetto Join the time
Aisone: tre anni di ricerche rivelano le grandi potenzialità del sito archeologico
Progetto Join the time
Presentati a Cuneo i risultati di tre anni di ricerche nelle grotte di Aisone a cura di Università di Milano, SABAP AL e Politecnico di Torino.
Nelle grotte di Aisone si registrano i primi segni della presenza umana in Valle Stura. Risalgono al Mesolitico e al Neolitico ma le ultime ricerche fanno pensare a un’occupazione apparentemente molto più antica. Le lancette dell’orologio potrebbero essere portate indietro addirittura al Paleolitico superiore, rivoluzionando le attuali conoscenze.
La suggestione è stata rivelata l’8 novembre, al Centro incontri di Fondazione CRC, nel quale sono stati restituiti i principali risultati delle attività scientifiche e di divulgazione realizzati negli ultimi tre anni e culminate con il progetto Join the Time: ricostruire per capire”.
Iniziativa di approfondimento delle conoscenze sui contenuti archeologici delle cavità sullo sfondo del popolamento antico dalla Preistoria al Medioevo della Valle Stura di Demonte.
Alle ricerche archeologiche propriamente dette si sono affiancate attività di rilievo topografico, che rappresentano il presupposto indispensabile per una lettura integrata del territorio nelle sue componenti antropiche e naturalistiche in una prospettiva ampiamente diacronica. Studi specialistici sui resti materiali emersi dagli scavi, in particolare resti faunistici e botanici gettano luce sulla relazione istituita dalle comunità antiche con l'ambiente in cui vivevano.
Un progetto multidisciplinare che si svolge con il contributo di Fondazione CRC a cura dell’Ente Gestione Aree Protette Alpi Marittime, l’Unione Montana Alta Valle Stura e il Comune di Aisone, in sinergia con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo e la direzione scientifica dell’Università Statale di Milano, Cattedra di Ecologia preistorica, Dipartimento di Beni culturali e Ambientali e il Politecnico di Torino, DIATI (Dipartimento di Ingegneria dell'Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture) e DAD (Dipartimento di Architettura e Design), il Museo civico San Francesco di Cuneo.
Il team dell’UniMI e la conservatrice dell’Ente Stefania Padovan nella presentazione cuneese hanno evidenziato l’alto potenziale del sito delle grotte di Aisone all’interno del quale i rilievi hanno interessato due ripari dei 28 censiti e che si sviluppano su un'estensione di 2,5 km.
“La morfologia stessa delle grotte fa pensare al Paleolitico sulla base dell’analogia del contesto ambientale con siti Liguri in particolare ma anche di altre regioni dell'Italia settentrionale alpina in cui sono effettivamente documentate presenze di quelle remote età pre oloceniche. Per questa ragione non escludiamo che l’occupazione umana fosse anteriore al Neolitico a cui i reperti ritrovati ci riportano”, spiega il professor Umberto Tecchiati direttore scientifico degli scavi.
Notevoli i resti faunistici ritrovati che dicono molto della presenza umana, delle abitudini e che definiscono un inquadramento storico con parallelismi ad altre realtà analoghe in Piemonte o Liguria. Il campione analizzato di circa un centinaio di reperti faunistici ha evidenziato una ricca varietà di specie quali camoscio, stambecco, cervo, cinghiale, orso, lepre e allocco e anche di domestici (capre, pecore e maiali). I ritrovamenti effettuati nel riparo della “bergerie” secondo i ricercatori potrebbero essere riconducibili all’attitudine pastorale degli antichi abitanti che a partire dal Neolitico si sostentavano attraverso la caccia e la raccolta di frutti spontanei. I reperti, inoltre, fanno supporre che il consumo delle parti più importanti degli animali venisse consumato altrove. Alcuni resti sono stati inviati a laboratori specializzati per le datazioni C14; i risultati arriveranno a inizio 2025.
“Il lavoro eseguito in questi tre anni da SABAP, Università di Milano e Politecnico di Torino è stato notevole sia a livello scientifico sia a livello di coinvolgimento di turisti e della popolazione locale che grazie alle animazioni proposte ha potuto seguire le attività ed essere informato. Ora in considerazione delle risultanze dell’attività scientifiche e delle prospettive presentate dagli studiosi è necessario dare un impulso alle ricerche per le quali dovremo proseguire la collaborazione con Fondazione CRC ed eventualmente con altri soggetti privati. Per questi ultimi, in questi giorni, è stato rivolto un invito a imprese e società a diventare partner dei vari progetti e attività dell’Ente”, dice il presidente Piermario Giordano.