Il ripostiglio del Monte Cavanero

Preistoria

Il ripostiglio del Monte Cavanero

Le montagne del Parco sono state attraversate, utilizzate e abitate a partire da tempi remoti.

Sezione archeologica del Museo Avena di Chiusa di Pesio | Archivio APAM

Le montagne del Parco sono state attraversate, utilizzate e abitate dagli uomini a partire da tempi remoti.
Le prime tracce materiali della presenza umana in Valle Pesio risalgono al I millennio a.C.: periodo cui risale la necropoli venuta alla luce a ridosso di Chiusa Pesio nel 1883 su uno sperone del versante occidentale del Monte Cavanero, la caratteristica altura che fa ombra al paese da sud-ovest, sulla sponda destra del Pesio. Si dice che Cavanero derivi da capanerium, ovvero sede delle prime capanne.

Nel corso degli scavi è stata ritrovata un’urna del XII-X secolo a.C. contenente i resti cremati di un fanciullo, un minuscolo vaso-bicchiere e frammenti ossei animali. La necropoli trovava posto sopra l’attuale abitato di Chiusa. Favorita dalla morfologie dolce dei rilievi circostanti e dall’abbondanza di verde e di acque, la comunità viveva probabilmente di caccia, pesca, allevamento e rudimentali iniziative agricole iniziando a colonizzare l’area submontana, avviandone la trasformazione antropica del paesaggio. Si pensa che i primi abitanti della Valle Pesio che barattassero pelli, miele, lana, canapa, bestiame, formaggi coi popoli confinanti, anche se i rapporti si deterioravano quando si trattava di sfruttare i pascoli in quota.

Il ritrovamento più importante sono tuttavia i famosi bronzi del Monte Cavanero: 319 gioielli di quasi tremila anni fa venuti alla luce nel 1991. I reperti sono la preziosa testimonianza dell’attività di un artigiano fonditore vissuto alla fine dell’età del Bronzo (inizi del VIII secolo a.C.).
Il ripostiglio individuato costituiva infatti una sorta di deposito, un luogo sicuro dove nascondere oggetti preziosi: bronzi, ambre, vetri, metalli da rifondere, insieme agli attrezzi del mestiere legati all’attività metallurgica (un martello, un frammento di incudine, uno scalpello e una lesina). L’importanza del ritrovamento costituisce un evento sensazionale per la ricchezza e per l’ottimo stato di conservazione dei manufatti. Oggi i reperti sono custoditi a Chiusa Pesio nel complesso museale "Cav. G. Avena" che ospita anche il Museo della ceramica e il Museo della Resistenza.

Ultimo aggiornamento: 21/10/2022

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